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Via dal mondo
Quella voglia di sparire senza lasciare traccia. Si riapre il giallo sulla fine di Jim Morrison, ma anche la morte di Presley è controversa. La voglia di sparire e cambiare esistenza che rende simili vip e comuni mortali. Quell'iscrizione in greco antico, sulla tomba al Pere Lachaise: «È laggiù con i suoi demoni». Ma pochi, tra i fan dei Doors che dall'estate 1971 affollano "l'angolo dei poeti" del cimitero monumentale parigino si fermano a riflettere sull'enigma della frase.Laggiù dove? Che fine ha fatto davvero Jim Morrison? Ha preso alloggio in qualche suite all'inferno o ha solo inscenato la sua morte? Di motivi per sparire dal mondo ne aveva, il tormentato divo del rock: la giustizia americana non lo mollava dopo che aveva mostrato il pene alla platea durante un concerto di Miami nel '69; né lo lasciavano in pace i satanisti legati a Charles Manson, quelli che attraverso la bellissima figlia di Errol Flynn, Rory, continuavano a rifornirlo di droghe, per indurlo a diventare una specie di "testimonial" di quel sanguinario club. Non bastasse, la sua ispirazione all'interno della band era in fase calante. Ce n'era abbastanza per sognare una fuga alla Rimbaud, verso destinazioni esotiche, lontano da minacce e pressioni della fama. La versione ufficiale sulla sua morte lo vuole ritrovato senza vita dalla fidanzata e da tre amici nella vasca da bagno, stroncato da un infarto, o forse da una crisi di asma. Ma il certificato di morte fu stilato da un medico poco affidabile: non vi fu autopsia, e il manager dei Doors Bill Siddons, arrivato in fretta dalla California vide solo la bara chiusa, quella stessa in cui molti sostengono vi siano solo pietre. Quando Siddons tornò a Los Angeles fu letteralmente aggredito dal tastierista Ray Manzarek: «Come puoi essere sicuro che sia morto se non hai dato un'occhiata alla salma?». Oggi Manzarek (se non è una bufala autopromozionale) torna alle sue ossessioni. Ipotizza si sia trattata di una messinscena: «Jim era un'anima in pena, alla perenne ricerca di qualcos'altro nella vita e anche sei anni di successi ed eccessi con i Doors non erano abbastanza per lui. Un anno prima di sparire mi mostrò un depliant delle Seychelles e mi disse: non sarebbe il posto perfetto dove fuggire una volta che tutti ti credono morto?». Chissà. Di certo, da 37 anni, Morrison è stato avvistato ovunque: ferito sulle rive del fiume Congo, in un ranch dell'Oregon, barbone in Ontario, appassionato d'arte al Jeu De Paume. Perché la mistica rock'n'roll non prevede una fine definitiva, ma una qualche forma di redenzione dionisiaca o di immortalità, anche solo virtuale. Il caso più clamoroso è quello di Elvis: ancora oggi, dopo quel fatale Ferragosto del 1977, sono centinaia di migliaia le segnalazioni che lo vogliono ai quattro punti cardinali, vivo e vegeto. C'è persino una pseudo-religione, quella del culto "Elvis is Alive!". I molti suggestivi indizi apportati dagli irriducibili fans si basano sul fatto che anche Presley aveva bisogno di smaterializzarsi, prima che fosse troppo tardi: è noto che avesse la mafia alle calcagna, che non gli perdonava la sua iniziativa di aver chiesto a Nixon di nominarlo "agente speciale federale" nella lotta alla droga. Così, gli inconsolabili (che lo vogliono tuttora sottoposto a un programma di protezione del governo Usa) ritrovarono ragione di sperare quando il "National Enquirer" pubblicò le foto del suo presunto cadavere, così somaticamente diverso da "The Pelvis". Quanto gli somigliava, invece, quel tizio che il giorno dopo la ferale notizia del decesso prese un volo per Buenos Aires proprio dall'aeroporto di Memphis, qualificandosi come John Burrows: lo stesso alias che Presley utilizzava per registrarsi in incognito negli alberghi. Si dirà: questi sono artisti, sensibilità esposte, poco razionali. Ma che dire degli scienziati? È dal 1938 che ci si interroga sulla scomparsa del fisico Ettore Majorana. La sera del 25 marzo di quell'anno, prima di imbarcarsi sul piroscafo Palermo-Napoli, scrisse al collega Antonio Carrelli una lettera in cui lo esortava a perdonarlo per la "decisione presa", e in cui chiedeva ai familiari di non vestirsi di nero, e di non osservare il lutto per più di tre giorni. Ore dopo, tuttavia, Majorana spediva un telegramma tranquillizzante: "Il mare mi ha rifiutato". E annunciava il ritorno in quell'albergo dove però non lo vide mai più nessuno. L'uomo che era stato in grado di scandagliare l'invibile potenza dell'atomo non era stato capace di frantumare l'angoscia di dover testimoniare, al processo, l'innocenza di un suo zio accusato della morte in culla di un cugino di Ettore. Un trauma che aveva tagliato per sempre in due l'anima del "ragazzo" di via Panisperna. E chissà dove lo aveva condotto, mentre dal ponte della nave guardava il Tirreno tumultuare sotto di lui. Ma se spesso chi sparisce cerca un altro posto nel mondo, e gioca a nascondino con la vita e con la propria identità, altre volte basta un gesto per segnalare un dignitoso e irrefutabile commiato dall'esistenza. Non lasciò biglietti, il professor Federico Caffè, quel mattino del 15 aprile 1987, quando aprì la porta dell'appartamento di Monte Mario. Il fratello, che dormiva in un'altra stanza, notò che l'insigne economista (e che temeva il paradosso di una vecchiaia umiliata da problemi finanziari), aveva lasciato anche l'orologio sul comodino. Del tempo che scorreva, a Caffè non importava più. Quello stesso tempo che invece ticchetta senza sosta nell'anima di chi resta, e cerca incessantemente, senza esiti. Quel tempo che si dilata dentro - per dire - la testa di Albano e Romina quando pensano a Ylenia e al mistero nascosto dalle acque del Mississippi; o alla voce di Davide Cervia che risuona nelle orecchie dei familiari da 18 anni, da quando il tecnico esperto di radar non è più rientrato nella casa di Ariccia: e lì la fuga volontaria è una pista labile, rispetto a quella del rapimento da parte di 007 stranieri. Il tempo scorre implacabile sull'ansia di migliaia di mogli, figli, parenti di chi ha deciso - per amore, per debiti, per desiderio di avventura, per convenienza o noia - di svanire nell'aria, da un momento all'altro, verso isole di non-famosi. E magari per ridere di chi lo piange, come il protagonista del "Re della pioggia" di Bellow o il "Fu Mattia Pascal" pirandelliano. O l'Orson Welles de "Il terzo uomo". Ma qui si riparla di artisti. Come quell'Agatha Christie che scrisse sulla propria pelle il suo giallo più appassionante. Sconvolta dal tradimento del marito con la segretaria, sparì per dieci giorni e si registrò in un albergo con il nome dell'amante di lui. Voleva fingersi morta, chissà dove sepolta, per far incolpare il consorte dell'uxoricidio. Ma il piano fallì: e il mondo la riaccolse, riconsegnandola agli spettri di Poirot e Miss Marple. Stefano Mannucci 09/07/2008 |
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"Cercasi Elvis. Disperatamente" al Real Orto Botanico
MUSICA | Napoli – E' ancora una novità assoluta quella che Brividi d'Estate 2008, la rassegna di teatro e letteratura ideata ed organizzata da Il Pozzo e il Pendolo Teatro, presenterà lunedì 14 luglio 2008 alle ore 21.00 (in replica nei giorni 14, 15 e 16 e poi ancora il 21, 22, 23 e 24 luglio), al Real Orto Botanico di Napoli. Per la prima volta in assoluto, Il Pozzo e Il Pendolo Teatro porta in scena Cercasi Elvis. Disperatamente 'Il caso Presley. Il Re del Rock'n'Roll è vivo?", scritto e diretto da Annamaria Russo e Ciro Sabatino, ed interpretato da Marcello Magri, Giampiero Mirra, Ludovica Sodo e la travolgente Rockabilly B. Band.Elvis Presley è ancora vivo? Sono in tanti a crederlo. Finora però tutte le prove esistenti portano a pensare che il re del rock sia davvero morto. Ma c'è ancora qualcuno che sta cercando, in tutti i modi, di dimostrare che il mito del rock'n'roll degli anni Cinquanta sia nascosto da qualche parti. Elvis nascosto su un'isola lontana, Elvis agente segreto dell'Fbi, Elvis in Alaska, Elvis ormai settantenne che si aggira nel parco della Graceland Mansion (Memphis), la villa in cui visse per 20 anni e nel cui bagno fu trovato senza vita. Ma a trent'anni di distanza la morte di Elvis Presley per alcuni e' ancora un mistero. E come ogni anno la ricorrenza della sua scomparsa, il 16 agosto 1977, riapre la caccia alla verità. Una leggenda durata trent'anni. Centinaia di avvistamenti, migliaia di pagine su internet con prove "inconfutabili", poi alla fine l'annuncio a sorpresa: "Trovate Elvis e vi sarà data una ricompensa di 3 milioni di dollari". E' con questa stravagante iniziativa, firmata dallo scrittore, regista e attore americano Adam Muskiewicz che si rialza ufficialmente il sipario sulla misteriosa morte di Elvis Presley, un uomo che, piaccia o non piaccia, ha impresso a fuoco il suo nome nella storia del rock. L'allestimento che il Pozzo e il Pendolo presenta nell'ambito dell'ottava edizione di Brividi d'Estate è la sua storia, la sua irresistibile ascesa, ma soprattutto la sua misteriosa morte, che a distanza di tanti anni, milioni di fan non hanno mai smesso di negare. Uno spettacolo che è un viaggio nella vita del Re del Rock'n'Roll, ma anche un'indagine a caccia di un possibile verità. Elvis Presley oggi avrebbe 73 anni e secondo molti si nasconderebbe in Argentina. Sotto falso nome. Un giallo in piena regola, dunque, ma anche un gioco teatrale divertente e coinvolgente, che si dipana lungo un'ora e più di spettacolo, alternato all'esibizione, dal vivo, della Rockabilly B. Band. Un scatenato quartetto di rock'nroll, composto da Giacinto Piracci (chitarra), Emiliano De Luca (basso), Fabrizio Balsamo (voce), Paolo Forlini (batteria), che farà rivivere tutti i successi di Elvis The Pelvis. Da Heartbreak Hotel a Jailhouse Rock, passando per Love me tender e Don't cry Daddy. Fonte : comunicato stampa |
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TEMPEST STORM, SPOGLIARELLISTA A 80 ANNI
WASHINGTON - A ottant'anni compiuti, Tempest Storm, spogliarellista e icona sexy degli anni Cinquanta e per un anno fidanzata con Elvis Presley, si esibisce ancora per il suo pubblico e "non ha intenzione di appendere il tanga al chiodo". Dopo mezzo secolo di spettacoli ad Hollywood e quattro matrimoni alle spalle, la regina del burlesque, che ha fatto la storia del "varietà ammiccante" insieme alle colleghe Dixie Evans e Betty Page, non ha cambiato abitudini: con la stessa carica di un tempo, si esibisce ancora a Palm Spring, Miami e Las Vegas (dove risiede). Tempest Storm è tornata protagonista su molti media americani che dedicano all'80/ne spogliarellista ampi servizi in occasione di una sua nuova esibizione. Chioma rosso fuoco, boa viola coordinato al vestito di paillettes, collana di strass e tacchi vertiginosi: quando compare in pubblico Tempest Storm si arrabbia ancora se staccano la musica, perché "a spogliarsi ci si mette sette minuti", neanche uno di meno. Non vuole abbandonare il palcoscenico, neanche adesso che la pelle tiratissima ha lasciato il posto alle rughe e le gambe chilometriche di una volta soffrono gli acciacchi dell'età. "Lo spettacolo mi ha salvato" ricorda commossa. Quando Annie Blanche Banks (questo il suo nome di battesimo) arrivò ventiduenne a Hollywood, aveva già due matrimoni alle spalle e una storia di abusi sessuali che risaliva alla sua infanzia, trascorsa in un podere della Georgia. Era la fine della seconda guerra mondiale e a Hollywood Annie trovò lavoro come corista. Il suo lascia passare per il mondo del varietà fu l'incontro con il coreografo del Follies Theater, Lilian Hunt, che l'avrebbe resa famosa con il nome d'arte "Tempest Storm". Diventata celebre in tutta l'America per i suoi seni (dalla stampa definiti "il davanzale più bello di Hollywood") Annie li assicurò per un milione di dollari. In cinquant'anni Tempest Storm ha cercato di mantenere intatto il suo ruolo di icona, scrivendo una biografia, girando film erotici e raccontando una giovinezza costellata di flirt. Da Frank Sinatra a Dean Martin, da Nat King Cole a Sammy Davis, si dice che molti abbiano ceduto negli anni al suo fascino, qualcuno come amante di una notte e qualcuno soltanto cliente per uno spogliarello. Ma l'amore più lungo con una star è stato quello con il re del rock and roll Elvis Presley. Finito dopo un anno, racconta Tempest con nostalgia, perché il manager di lui disapprovava. IERI ![]() Queste sono le sue gambe nel film Jailhouse rock ![]() OGGI
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Domani la 3^ edizione di Rock’n’roll Party
Domani la 3^ edizione di Rock’n’roll Party Sabato 19 luglio 2008 per la terza edizione consecutiva si svolgerà il Rock’n’roll Party, evento organizzato dall’ Associazione Rock’n’roll Party Erchie (Brindisi).Una manifestazione che unica in Puglia oltre alla musica vedrà l’esposizione di Hot road e macchine anni ’50-’60 americane. Un parrucchiere addetto a realizzare ciuffi rockabilly, concorso per pin up, mostra fotografica sul rock’n’roll e mercatino vintage e tanto altro. Sul palco quest’anno ci sarà Max Panconi Trio. Musicista fiorentino che da 25 anni calca i palchi di tutto il mondo a divulgare il verbo del rock’n’roll. Tra le sue ultime esibizioni quella sul palco del Pistoia Blues dove aprì il concerto di Jerry Lee Lewis Carlos Santana. Classica formazione chitarra, contrabbasso e batteria, in qualsiasi forma e con i più svariati musicisti e collaboratori del momento il trio è sempre stato all' altezza della situazione fornendo la più alta e spettacolare performance rockabilly. Oltre alla presentazione dell’ultimo disco “RACE WITH THE DEVIL” eseguiranno dei brani classici di autori del rock & roll (Elvis Presley, Chuck Berry, Eddie Cochran, Gene Vincent ecc.), passando dal repertorio rockabilly degli Stray Cats, per arrivare alle covers dei Beatles ed alle rivisitazioni "punkabilly" dei Clash. Inoltre nella manifestazione è previsto un campeggio libero per chi vuole attendarsi. Il Rock’n’Roll Party si svolgerà nei pressi del Campo Sportivo ad Erchie(Br) e l’inizio del concerto è previsto per le ore 22:00. Info: www.myspace.com/rocknrollpartyerchie Tel. 349.7546883 COMUNICATO STAMPA LAIT PROJECT |
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conosco questi ragazzi e sono fortissimi,sarà sicurmanente una mega festa a tutto rock'n'roll!!! |
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L'angelo delle foto perdute
![]() Trish col fidanzato Brett a Chicago Un blog per ritrovare gli scatti (e i ricordi) smarriti in tutto il mondo GIULIA PALMIERI ROMA Sul sito delle foto perdute c’è un tesoro di memorie ancora sepolto. Sono gli scatti moderni, delle macchinette digitali, che si misurano in pixel. E sono gli scatti di un tempo, che raffigurano gente coi baffi alla Frank Zappa e i pantaloni a zampa d’elefante. Chi ha smarrito se stesso - ritratto poche settimane o qualche decennio fa - adesso ha la mappa. Alecia, per esempio, è canadese e insegna inglese a Milano. Ha fatto da guida a un gruppo di studenti in un giro turistico a Roma e ha perso la digitale con tutti i suoi ricordi: i sorrisi a Fontana di Trevi, il Colosseo, piazza di Spagna. Li ha ritrovati lì, sul sito delle foto perdute. Dove - appunto, sepolte, in attesa del proprietario - ne giacciono a centinaia. A chi appartiene lo scatto di un tempo indeterminato, probabilmente degli Anni Settanta, di un gruppo d’amici in gita sulle nevi? A chi l’immagine ingiallita di una comitiva su un furgoncino? E c’è chi intanto si cerca: Melissa e Nathan appaiono in abiti nuziali davanti a un’enorme insegna luminosa coi loro nomi. Così come Sharon, che dell’addio al nubilato, una festa a casa con mutandoni bianchi e amiche impazzite, aveva conservato (e perso) le immagini assieme a quelle con l’abito bianco, il velo e il bouquet. In tutte queste storie c’è un angelo custode: Matt Preprost. È stato lui a porsi il problema di come una persona che abbia perso i ricordi possa ritrovarli. E la soluzione è unica nel suo genere. Si chiama «Ifoundyourcamera.blogspot.com». Il meccanismo è semplice: è un blog aperto e gratuito in cui chi trova una macchina fotografica o una memory card sceglie le quattro fotografie più significative - «con messaggi visivi forti, ricche di contenuti emozionali e più facilmente riconoscibili» - e le invia a Matt, che le pubblica sul blog. Se il proprietario le riconosce, si accorda sulla restituzione. E finora nessuno ha chiesto denaro in cambio. Matt, canadese di 21 anni, è iscritto a una facoltà di Comunicazione e aspira a diventare giornalista. Sul suo sito si intrecciano storie da tutto il mondo. L’americana Katie ha restituito alla giapponese Tomoko gli scatti del giorno del Ringraziamento che aveva trascorso a Memphis con la famiglia «adottiva» durante uno scambio culturale. Trish ha riconosciuto sul blog la sua foto con il fidanzato Brett davanti allo stadio Wringley Field della squadra di baseball dei Chicago Cubs, e così l’ha recuperata. E poi c’è la storia di George e la sua foto con un biplano azzurro, smarrita con le altre durante la festa di Carnevale del Mardi Gras a New Orleans. Racconta Matt: «Appena una settimana dopo la pubblicazione, il proprietario, dalla Pennsylvania, mi scrisse per riaverle. Ma chi l’aveva riconosciuto era stato un suo amico, dalla Danimarca. E’ incredibile e fantastico come il blog possa attraversare oceani e frontiere in questo modo. Diversi continenti e diversi Paesi per la felicità di una persona». Nessuno sa che cosa accadrà quando, ritratto nella foto, ci sarà qualcuno che non avrebbe mai voluto essere riconosciuto, ma per ora l’iniziativa dello studente canadese non ha rovinato la reputazione di nessuno. Da aspirante giornalista, Matt sogna anche uno scoop: «Qualche settimana fa ho pubblicato un messaggio - racconta - su una foto ritrovata in un’area di parcheggio del Pentagono nel 1981, uno scatto in bianco e nero di un aeroplano. Ho pensato che la storia fosse interessante, data la natura militare del luogo, e mi è venuto persino il dubbio che si trattasse di un’informazione top secret. Ammetto che una parte di me ha sperato che giungesse una telefonata di protesta dal governo americano!». Lui non ha mai perso rullini o memory card. E allora, come ha avuto l’idea? «Mi ha ispirato un messaggio anonimo letto su un blog. C’era scritto: “Ho trovato la tua macchinetta quest’estate al Lollapalooza (festival musicale itinerante americano, ndr). Sono finalmente riuscito a sviluppare le foto e mi piacerebbe molto fartele riavere”». Incuriosito dal sito, Matt ne è diventato un fan, lo ha seguito per circa due anni e, lo scorso febbraio, ha deciso di aprire un blog dedicato alle immagini perdute. All’inizio un hobby, ora un impegno non da poco: ogni giovedì Matt aggiorna il blog con una parte del materiale che si accumula nella sua casella di posta elettronica. Sulla vetrina virtuale finiscono circa venti foto a settimana: la cupola del Duomo di Firenze, le cascate del Niagara, l’Havasu Canyon in Arizona, la teleferica di Barcellona o un Elvis Presley impostore e in sovrappeso in posa davanti a un ristorante cinese, ritrovato in una scheda smarrita in piazza San Marco a Venezia. Lo scambio è globale, rigorosamente libero e gratuito: «Non chiedo niente, neanche se le storie vanno a buon fine, perché mi piace pensare di incoraggiare le persone a fare qualcosa di buono per uno sconosciuto, senza alcun interesse materiale. E’ un messaggio positivo». |
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